Anno di fondazione: 1947
Periodo di attività: 1952/1954/1956
Sede: Maranello (ITA)
Responsabile: Enzo Ferrari
Periodo di attività: 1952/1954/1956
Sede: Maranello (ITA)
Responsabile: Enzo Ferrari
Risultati:
GP disputati: 1
Partecipazioni: 3
Vittorie:
Pole Position:
Giri più veloci:
Migliore prestazione in prova: 19°
INDY 1952 - Ascari (Scuderia Ferrari)
Migliore prestazione in gara: RET (31°)
INDY 1952 - Ascari (Scuderia Ferrari)
Team affiliati
Scuderia Ferrari (1952-53)
Grant Piston Ring (1952)
Howard Keck (1952)
Kennedy Tank (1952)
Johnny Mauro (1953)
Stanley Olszewski (1953)
Chinetti (1954/1956)
Motori utilizzati
Ferrari (1952-54/1956)
Progettisti
Aurelio Lampredi
GP disputati: 1
Partecipazioni: 3
Vittorie:
Pole Position:
Giri più veloci:
Migliore prestazione in prova: 19°
INDY 1952 - Ascari (Scuderia Ferrari)
Migliore prestazione in gara: RET (31°)
INDY 1952 - Ascari (Scuderia Ferrari)
Team affiliati
Scuderia Ferrari (1952-53)
Grant Piston Ring (1952)
Howard Keck (1952)
Kennedy Tank (1952)
Johnny Mauro (1953)
Stanley Olszewski (1953)
Chinetti (1954/1956)
Motori utilizzati
Ferrari (1952-54/1956)
Progettisti
Aurelio Lampredi
Cenni storici
Anche la Ferrari, più famosa e titolata scuderia da corsa del mondo, nei primi anni cinquanta ebbe a che fare con il famoso catino di Indianapolis. Già la rivale Maserati aveva in passato partecipato a varie edizioni della 500 miglia e vinto per ben due volte con Wilbur Shaw nel 1939 e 1940 , Ferrari aveva quindi anche ottimi motivi legati alla rivalsa e prestigio del proprio marchio, nonché la non velleitaria occasione di rafforzare la propria visibilità nel mercato nordamericano. Tuttavia l'impresa aveva i suoi rischi ed incertezze, una fallimentare o mediocre prestazione poteva dare una cattiva pubblicità al prestigioso marchio del cavallino rampante. Inoltre grandi erano le differenze nei regolamenti tra il campionato mondiale di Formula 1 che ammetteva motorizzazioni con cilindrate e sovralimentazioni sostanzialmente differenti da quello americano a cui veniva data più libertà di sperimentazione. La 500 Miglia di Indianapolis tuttavia per prestigio e notorietà mondiale era inserita stabilmente nel calendario del campionato del mondo di F1 ma raramente, per l'organizzazione complicata e gli elevati costi di trasferimento oltreoceano per una sola gara, le scuderie europee si gettavano nell'impresa. Inoltre nel biennio 1952-53 la Federazione di Formula 1 per mancanza cronica di concorrenti fu costretta a riservare la partecipazione al campionato alle vetture di F2 con 2000cc di cilindrata ma non fecero altrettanto gli organizzatori della 500 Miglia che mantenevano inalterata la formula della cilindrata massima di 4500cc.
L'unica Ferrari adatta allo scopo era in quel momento la 375 che partecipava esclusivamente a competizioni di Formula libera.
Decisiva per convincere Ferrari fu la pressione di Alberto Ascari desideroso di cimentarsi sul famoso catino di Indianapolis ma soprattutto di Luigi Chinetti, importatore esclusivo di Ferrari per il Nord America e la garanzia dell'apporto economico di Aldo Daccò della Champion Italia cui seguirono la Mobil e l'americana Grant Piston Ring.
Inizialmente il progetto era quello di far gareggiare due monoposto per la scuderia per la gara del 1952 ma Luigi Chinetti riuscì a convincere tre clienti americani a comprare tre Ferrari 375 per correre la 500 miglia. Per la primavera del 1952 ben cinque 375 vennero allestite per essere poi spedite negli Stati Uniti.
Le due vetture semi-ufficiali furono sottoposte ad alcune sostanziali ma necessarie modifiche per poter resistere alle sollecitazioni della pista ed essere competitive come velocità e affidabilità nel confronto con le potentissime e collaudate auto americane.
Vennero irrobustiti telaio e sospensioni e sostituiti gli usuali pneumatici Pirelli con i più grandi Firestone. Venne aumentata la cilindrata del motore e sostituiti i carburatori Weber con altri nuovi che per ingombro richiesero la modifica del cofano motore. La monoposto così realizzata denominata "375 Indy" , in occasione della gara fu ribattezzata "Ferrari Special".
Ai primi di aprile tre di queste vetture partecipano al Gran premio del Valentino a Torino dove Villoresi si aggiudica facilmente la corsa mentre Ascari è costretto al ritiro. La terza vettura affidata a Farina ebbe un incidente che distrusse gravemente la macchina tanto che fu impossibile ripararla in tempo per essere inviata a Indianapolis. Ferrari dovette quindi spedire una sola monoposto per Ascari mentre Chinetti avrebbe provveduto a fornire ricambi ed assistenza sul luogo.
Alla spedizione presero parte oltre al pilota l'ingegnere Aurelio Lampredi, il direttore sportivo Nello Ugolini, i meccanici Stefano Meazza e Antonio Reggiani, il Cav. Bazzi e il giornalista sportivo Giovanni Canestrini.
Le tre Ferrari 375 dei clienti americani erano la numero 6 , dipinta in bianco con finiture rosse del team "Grant Piston Ring" con alla guida Johnnie Parsons; la bianca n.35 "Kennedy Tank Special" di Johnny Mauro e la n.38 di Howard Keck, dipinta in azzurro chiaro affidata a Johnny Mauro. Tutti e tre i team decisero però di non portare a termine le qualifiche poiché si erano resi conto che le vetture, così come erano uscite dalla fabbrica, erano poco competitive e necessitavano di numerose modifiche.
La Ferrari di Ascari, iscritta con il numero 12, forse per il timore di fare una brutta figura, prende parte alle prove con il simbolo del cavallino rampante occultato con del nastro adesivo. Ascari supera il rookie test, la prova di sei giri riservata ai debuttanti. in seguito il pilota italiano riesce a qualificare la Ferrari ad una velocità media di 134,308 miglia all’ora. Al termine delle qualifiche Ascari occupa il 19° posto della griglia, in settima fila e per la gara riappare in bella vista il simbolo della scuderia.
Ascari compie una bella gara riuscendo a risalire fino all’8° posto, ma dopo 40 giri, mentre era 12° all'altezza della curva 4, sbanda e esce di strada a causa della rottura del mozzo della ruota posteriore destra. Si ritira classificandosi 31°.
La Ferrari si era dimostrata poco competitiva rispetto ai motori Offenhauser di pari potenza, aveva l'handicap della scarsa accelerazione in uscita dalle veloci curve sopraelevate del circuito e pagava lo scotto di non essere una vettura concepita per correre esclusivamente sugli ovali.
Questa fu l'unica partecipazione ufficiale (o semi-ufficiale) della Scuderia Ferrari alla 500 Miglia di Indianapolis. Ci fu comunque l'intenzione di riprovarci di nuovo per l'edizione 1953, studiando la possibilità di allestire la 375 Indy con un motore più performante e competitivo e due Ferrari con Ascari e Mauro furono anche iscritte per la gara ma la il prototipo denominato "Monoposto Corsa Indianapolis" non riuscì ad essere approntato in tempo per la gara del 1953.
Questo prototipo (così come le 375 del 1952) fu venduto alla N.A.R.T. di Luigi Chinetti che nel 1958 lo iscrisse con Harry Schell alla guida, alla 500 Miglia di Monza (detta anche Race of two worlds) corsa che vedeva correre di nuovo assieme monoposto di F1 e roadster americane.
Nel 1954 Luigi Chinetti con il parziale sostegno della rivista motoristica "Car Life" iscrive con il nome della moglie Marion una 375 Special modificata con un cambio a sole 4 marce e la carrozzeria modificata e fianchi bombati sullo stile della 555 Supersqualo. Tre differenti piloti: Danny Oakes , Fred Agabashian e Bill Boyd tentano la qulificazione ma invano.
Ci riprova di nuovo nel 1956 stavolta con i fianchi modificati con grandi aperture per l'aria, un vistoso parabrezza in plexiglass e l'apporto economico della Bardahl. I piloti designati, Johnny Baldwin e Nino Farina (che supererà il rookie test) non riusciranno lo stesso a qualificare la Ferrari per la gara. Farina nelle sessioni di prova tenterà senza successo di qualificare anche un altra monoposto, la "Bardahl-Ferrari" una speciale Kurtis Kraft 500D motorizzata Ferrari.
L'unica Ferrari adatta allo scopo era in quel momento la 375 che partecipava esclusivamente a competizioni di Formula libera.
Decisiva per convincere Ferrari fu la pressione di Alberto Ascari desideroso di cimentarsi sul famoso catino di Indianapolis ma soprattutto di Luigi Chinetti, importatore esclusivo di Ferrari per il Nord America e la garanzia dell'apporto economico di Aldo Daccò della Champion Italia cui seguirono la Mobil e l'americana Grant Piston Ring.
Inizialmente il progetto era quello di far gareggiare due monoposto per la scuderia per la gara del 1952 ma Luigi Chinetti riuscì a convincere tre clienti americani a comprare tre Ferrari 375 per correre la 500 miglia. Per la primavera del 1952 ben cinque 375 vennero allestite per essere poi spedite negli Stati Uniti.
Le due vetture semi-ufficiali furono sottoposte ad alcune sostanziali ma necessarie modifiche per poter resistere alle sollecitazioni della pista ed essere competitive come velocità e affidabilità nel confronto con le potentissime e collaudate auto americane.
Vennero irrobustiti telaio e sospensioni e sostituiti gli usuali pneumatici Pirelli con i più grandi Firestone. Venne aumentata la cilindrata del motore e sostituiti i carburatori Weber con altri nuovi che per ingombro richiesero la modifica del cofano motore. La monoposto così realizzata denominata "375 Indy" , in occasione della gara fu ribattezzata "Ferrari Special".
Ai primi di aprile tre di queste vetture partecipano al Gran premio del Valentino a Torino dove Villoresi si aggiudica facilmente la corsa mentre Ascari è costretto al ritiro. La terza vettura affidata a Farina ebbe un incidente che distrusse gravemente la macchina tanto che fu impossibile ripararla in tempo per essere inviata a Indianapolis. Ferrari dovette quindi spedire una sola monoposto per Ascari mentre Chinetti avrebbe provveduto a fornire ricambi ed assistenza sul luogo.
Alla spedizione presero parte oltre al pilota l'ingegnere Aurelio Lampredi, il direttore sportivo Nello Ugolini, i meccanici Stefano Meazza e Antonio Reggiani, il Cav. Bazzi e il giornalista sportivo Giovanni Canestrini.
Le tre Ferrari 375 dei clienti americani erano la numero 6 , dipinta in bianco con finiture rosse del team "Grant Piston Ring" con alla guida Johnnie Parsons; la bianca n.35 "Kennedy Tank Special" di Johnny Mauro e la n.38 di Howard Keck, dipinta in azzurro chiaro affidata a Johnny Mauro. Tutti e tre i team decisero però di non portare a termine le qualifiche poiché si erano resi conto che le vetture, così come erano uscite dalla fabbrica, erano poco competitive e necessitavano di numerose modifiche.
La Ferrari di Ascari, iscritta con il numero 12, forse per il timore di fare una brutta figura, prende parte alle prove con il simbolo del cavallino rampante occultato con del nastro adesivo. Ascari supera il rookie test, la prova di sei giri riservata ai debuttanti. in seguito il pilota italiano riesce a qualificare la Ferrari ad una velocità media di 134,308 miglia all’ora. Al termine delle qualifiche Ascari occupa il 19° posto della griglia, in settima fila e per la gara riappare in bella vista il simbolo della scuderia.
Ascari compie una bella gara riuscendo a risalire fino all’8° posto, ma dopo 40 giri, mentre era 12° all'altezza della curva 4, sbanda e esce di strada a causa della rottura del mozzo della ruota posteriore destra. Si ritira classificandosi 31°.
La Ferrari si era dimostrata poco competitiva rispetto ai motori Offenhauser di pari potenza, aveva l'handicap della scarsa accelerazione in uscita dalle veloci curve sopraelevate del circuito e pagava lo scotto di non essere una vettura concepita per correre esclusivamente sugli ovali.
Questa fu l'unica partecipazione ufficiale (o semi-ufficiale) della Scuderia Ferrari alla 500 Miglia di Indianapolis. Ci fu comunque l'intenzione di riprovarci di nuovo per l'edizione 1953, studiando la possibilità di allestire la 375 Indy con un motore più performante e competitivo e due Ferrari con Ascari e Mauro furono anche iscritte per la gara ma la il prototipo denominato "Monoposto Corsa Indianapolis" non riuscì ad essere approntato in tempo per la gara del 1953.
Questo prototipo (così come le 375 del 1952) fu venduto alla N.A.R.T. di Luigi Chinetti che nel 1958 lo iscrisse con Harry Schell alla guida, alla 500 Miglia di Monza (detta anche Race of two worlds) corsa che vedeva correre di nuovo assieme monoposto di F1 e roadster americane.
Nel 1954 Luigi Chinetti con il parziale sostegno della rivista motoristica "Car Life" iscrive con il nome della moglie Marion una 375 Special modificata con un cambio a sole 4 marce e la carrozzeria modificata e fianchi bombati sullo stile della 555 Supersqualo. Tre differenti piloti: Danny Oakes , Fred Agabashian e Bill Boyd tentano la qulificazione ma invano.
Ci riprova di nuovo nel 1956 stavolta con i fianchi modificati con grandi aperture per l'aria, un vistoso parabrezza in plexiglass e l'apporto economico della Bardahl. I piloti designati, Johnny Baldwin e Nino Farina (che supererà il rookie test) non riusciranno lo stesso a qualificare la Ferrari per la gara. Farina nelle sessioni di prova tenterà senza successo di qualificare anche un altra monoposto, la "Bardahl-Ferrari" una speciale Kurtis Kraft 500D motorizzata Ferrari.
Ferrari 375 Indy "Ferrari Special" (1952)
Ferrari "Monoposto Corsa Indianapolis" (1953)
Ferrari 375 “Marion Chinetti - Ferrari Special” (1954)